La Malattia emorroidaria
Si tratta di cuscinetti vascolari situati a livello della sottomucosa del canale anale che normalmente servono per:
“Avere le emorroidi” è quindi normale, solo quando compaiono dei sintomi specifici si parla di malattia emorroidaria. Questa e’ la più diffusa causa di sofferenza della regione anorettale. Più del 50% della popolazione adulta occidentale soffre o ha sofferto di patologia emorroidaria e spesso in molti lasciano trascorrere molto tempo prima di rivolgersi ad uno specialista.
Molti dei trattamenti attuali sono in grado di eliminare senza o con poco dolore il problema, soprattutto negli stadi iniziali.
Spesso anche impropriamente descritte come “varici dell’ano”, le emorroidi patologiche sono dei corpi cavernosi di volume aumentato contenenti sangue venoso ed arterioso, che possono protrudere al di fuori dell’ano. A seconda del plesso vascolare da cui traggono origine possono essere suddivise in emorroidi interne ed esterne. Le emorroidi interne aumentano di volume dentro l’ano, e danno segno di sé in genere solo durante il passaggio delle feci, con dolore, sanguinamento e prurito, e possono prolassare all’esterno dell’ano e rientrare da sole o con l’aiuto delle dita; sono molto dolorose se non si riesce a riposizionarle dentro l’ano. Le emorroidi esterne si sviluppano al margine dell’ano; se sotto tensione sono molto dolorose, più frequentemente delle interne possono complicarsi con la formazione di coaguli nel loro interno (trombosi emorroidaria).
Il prolasso emorroidario può provocare disturbi importanti come dolore legato a complicanze, sanguinamento per la loro rottura, infiammazione, formazione di un coagulo all’ interno (trombosi con conseguente crisi emooridaria), fuoriuscita temporanea o permanente all’esterno del canale anale.
A seconda dell’entità del prolasso, le emorroidi vengono classificate in 4 gradi.
Per trattare la malattia di basso grado (primo e secondo), in cui le emorroidi non sono visibili o si rendono visibili all’esterno del canale anale solo durante lo sforzo della defecazione, può essere indicata una terapia conservativa farmacologica associata o meno ad un trattamento minin-invasivo e incruento con iniezioni sclerosanti di SCLEROFOAM (ovvero una schiuma espansa sclerosante). In alcuni casi può essere indicato il trattamento con sclerosanti anche nei pazienti con prolassi maggiori ma che non vogliono sottoporsi a chirurgia per motivi di salute o personali.
Un altro tipo di trattamento molto efficace e mini-invasivo è il trattamento laser doppler guidato (tecnica HeLP) per trattare in modo incruento in regime ambulatoriale le emorroidi di I,II ed in alcuni casi di III grado quando si desiderano evitare trattamenti più invasivi.
In quest’ultimo caso talvolta può essere necessario l’intervento chirurgico qualora i metodi conservativi abbiano fallito.
In caso di emorroidi di terzo grado (in cui i gavoccioli emorroidari fuoriusciti dall’ano possono essere reintrodotti nel canale anale o nel retto con una manovra manuale o risalgono da soli molto lentamente e dopo alcune ore) o di quarto grado (i gavoccioli fuoriusciti restano in maniera permanente fuori dall’ano), è indicato generalmente un trattamento chirurgico ma spesso combinando più tecniche sia chirurgiche che laser o scleroterapia così da rendere la procedura meno invasiva e al contempo più efficace.
Per le emorrodi di I grado il miglior trattamento è rappresentato dalla dieta e dalla terapia farmacologica
In caso di emorrodi di II grado oltre alla terapia farmacologica è possibile accedere a trattamenti ambulatoriali come (iniezioni di sclerosanti, trattamento laser, legatura elastica delle emorrodi, legatura arteriosa ecoguidata)
Nel caso di emorroidi di II° refrattario alla terapia conservativa, III° e IV° grado l’intervento chirurgico può rappresentare il miglior trattamento.
L’emorroidectomia consiste nell’asportazione chirurgica del tessuto emorroidario.
E’ possibile eseguirla in anestesia generale, loco-regionale o anche solo con una infiltrazione locale di anestetico e consiste nell’asportazione dei noduli/gavoccioli emorroidari dopo aver legato o coagulato il peduncolo vascolare che rifornisce lo stesso nodulo.
Per evitare complicanze a distanza è sempre necessario lasciare dei ponti di mucosa tra una cicatrice e l’altra. La ferita chirurgica può essere lasciata aperta o suturata. Tale decisione finale sulla procedura viene spesso presa durante l’atto chirurgico. In caso di emorroidi molto pronunciate può essere vantaggioso asportare con una prima operazione i noduli/gavoccioli più grandi e, dopo la completa guarigione della ferita (a distanza di diversi mesi o anche anni), eseguire un secondo intervento sui rimanenti noduli. In questo modo si riduce il rischio di complicanze. Tale soluzione chirurgica viene in genere eseguita in pazienti con malattia emorroidaria di IV grado, in cui una esuberante componente esterna pone dubbi sull’efficacia di altre tipologie di interventi eseguiti con lo scopo di ridurre il prolasso.
Nel caso di prolasso mucoso rettale circolare che accompagna il prolasso emorroidario, esiste anche l’indicazione ad un intervento di muco-prolassectomia secondo Longo, tramite suturatrice automatica circolare.
In anestesia generale o loco-regionale si dilata il canale anale e uno “speculum anale” viene introdotto fino alla porzione inferiore del retto. La mucosa rettale al di sopra dei noduli emorroidari prolassati, viene accorciata mediante una o più suture, formando un manicotto circolare di tessuto esuberante. La stapler (suturatrice meccanica), introdotta quindi nel canale anale, asporta il manicotto di tessuto precedentemente preparato e allo stesso tempo sutura la mucosa e la sottomucosa con una serie di punti metallici. La resezione spesso interessa anche fibre muscolari interne del retto.
Attraverso l’asportazione del tessuto esuberante si provvede quindi a riportare le emorroidi, che erano prolassate all’altezza dell’ano, all’estremità inferiore del retto, sede naturale dei vasi del plesso emorroidario.
Un vantaggio importante della tecnica descritta è lo “spostamento” della sede dell’intervento dalla regione anale, molto sensibile al dolore, al retto che è praticamente sprovvisto di sensibilità dolorifica. L’asportazione del manicotto di mucosa riduce inoltre l’afflusso di sangue alla mucosa e, di conseguenza, ai noduli emorroidari. I punti metallici in lega di titanio applicati con la stapler cadono generalmente dopo alcune settimane e vengono eliminati con la defecazione. Talora restano in sede per molto tempo, senza causare particolari problemi.
A volte è possibile eseguire un intervento combinato di prolassectomia associato ad asportazione di gavoccioli/noduli emorroidari
Nel caso di un significativo prolasso circolare interno del retto, che in qualche caso può accompagnare la malattia emorroidaria, è possibile inoltre porre indicazione ad un intervento di resezione dello stesso prolasso interno, tramite l’utilizzo di due suturatici automatiche (STARR), con lo scopo di ridurre in maniera più significativa la quantità di prolasso a tutto spessore.
Da alcune ore fino ad alcuni giorni dopo l’intervento possono manifestarsi senso di pressione nella regione anale, bisogno urgente di defecare e/o dolore intenso o bruciore. E’ possibile che nelle prime ore possa comparire difficoltà a urinare. Un eventuale gonfiore della regione anale, scompare in genere da solo. Lesioni dello sfintere anale o rottura della parete del retto provocate dagli strumenti chirurgici o dallo stapler sono evenienze molto rare.
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